De receptie van de Italiaanse Barok in de Belgische architectuurgeschiedschrijving van de 19e eeuw
DOI:
https://doi.org/10.18352/inc25229Abstract
La fortuna del barocco italiano nella storia dell'architettura belga
Nella seconda metà dell'Ottocento l'attenzione degli storici dell'architettura belgi si spostò dal gotico, che era considerato lo stile 'belga' nazionale, alle epoche successive. Nella seconda edizione dell'Histoire de l'architecture en Belgique di Antoine Schayes, pubblicata nel 1852, fu descritto ampiamente per la prima volta il periodo dopo il 1500, bensì ancora sotto l'etichetta di 'architecture moderne'. L'influenza dell'architettura italiana su quella belga vi era menzionata, ma non analizzata profondamente. Solo nell'Histoire de l'influence italienne sur l'architecture dans !es Pays-Bas (1879) dell'architetto e critico d'arte Auguste Schoy lo sviluppo dell'architettura seicentesca in Belgio fu messo in relazione agli sviluppi in Italia e altrove, ed espresso in termini come 'style italo-flamand' o 'style hispano-italien'.
Soprattutto Rubens giocò un ruolo importante in questo sviluppo, cioè come 'traduttore' dalla presunta decadenza italiana in un'architettura belga viva e monumentale. Con Schoy si compì inoltre uno spostamento da un approccio storico-stilistico a un approccio biografico. Questo spostamento fu determinato soprattutto dall'esperienza di Schoy come architetto; con la sua discussione dell'architettura seicentesca egli presentò una giustificazione dell'architettura come arte. Negli ultimi decenni dell'Ottocento il Barocco funzionava così sempre di più come uno stile 'nazionale' per gli architetti stessi, che potevano giustificare la propria immagine di artista consapevole proiettandola sul Seicento. Dopo il 1900 questo approccio, però, contrariamente alla Germania, non fu adottato dagli accademici di storia dell'arte e non si tradusse in una vera e propria storia stilistica. Furono gli artisti individuali invece, a dettare lo studio del Barocco belga.
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